James Cameron e il suo Avatar 2 hanno stregato milioni di spettatori nelle sale di tutto il mondo, ma qual è la magia che ha permesso al regista americano di portare tutti nuovamente sul pianeta Pandora?
Avatar ha fatto aspettare i suoi fan per oltre dieci anni e ora che Cameron è tornato al cinema con il seguito gli occhi di milioni di spettatori nelle sale di tutto il mondo sono affascinati dal realismo straordinario che il regista ha raggiunto da un punto di vista visivo. Un realismo che è frutto di una serie di aggiornamenti tecnologici di cui il maestro dei kolossal è sempre grande fan se non in alcuni casi addirittura promotore.
Con il primo capitolo uscito nel 2010 ovviamente l’attesa riguardo il secondo film della saga ecologista fantascientifica è cresciuta in maniera esponenziale e a giudicare dai numeri il risultato è piaciuto e sta piacendo. Tanto è vero che Cameron si è portato avanti con il lavoro ed ha già girato parte del terzo e del quarto capitolo della serie.
La magia di Avatar 2 tra reale e digitale
Se da una parte Avatar, e Avatar 2 La Via dell’Acqua, è un trionfo di tecnologia e digitale con i protagonisti principali trasformati in giganti dalla pelle di diverse gradazioni di azzurro, dall’altra soprattutto il secondo film è un vero e proprio manuale su come realizzare una fantascienza realistica. Come raccontato dallo stesso regista e da chi intorno a lui lo ha aiutato a creare questa magia, parte di ciò che si vede nel film è frutto di riprese dal vivo. Sono per esempio riprese dal vivo buona parte delle scene che si svolgono sul pelo dell’acqua e sott’acqua, in modo tale da poter raccogliere attraverso la tecnologia della performance capture e della virtual camera le inquadrature migliori con gli attori prima della loro trasformazione extraterrestre e riportare anche la realtà del movimento dell’acqua intorno a loro nel film.
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La straordinarietà del lavoro fatto poi dai reparti tecnologici, e in particolare da Weta FX, si può notare nella performance di Kate Winslet, praticamente irriconoscibile (ma solo esteticamente) nel ruolo di Ronal, leader del popolo dei Metkayina. E l’attrice che conosce Cameron dai tempi di Titanic si è sottoposta come gli altri attori a lunghe sessioni in una gigantesca vasca proprio per catturare la sua performance. Per le scene sottomarine tutti gli attori coinvolti sono stati addestrati anche a trattenere il fiato per poter dare così alla cinepresa modo di raccogliere i loro movimenti in maniera più fluida. Tra le performance migliori come specialisti di apnea vale la pena ricordare Sigourney Weaver che è stata in grado di restare immersa per quasi sei minuti e mezzo mentre Zoe Saldana, che è tornata nei panni di una Neytiri ancora più agguerrita e insieme materna, ha toccato i cinque minuti. Ma la migliore è stata proprio Winslet che è arrivata a sette minuti.