Ue, arriva lo stop per i paradisi fiscali: ma ci saranno eccezioni

Arriva da parte dell’Unione Europea uno stop importante ai paradisi fiscali e anche se il percorso della nuova direttiva è ancora piuttosto lungo si tratta indubbiamente di un passo avanti. Ecco cosa aspettarsi ora

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Unione Europea (foto unsplash – italnews24.it)

All’interno dell’Unione Europea si muovono e soprattutto fatturano grandissimi gruppi multinazionali che, per comodità, spesso installano una propria sede europea in alcuni, pochi, Paesi scelti appositamente per il loro regime fiscale molto accogliente nei confronti di chi produce. Una situazione che ora però è destinata a cambiare con la nuova Tassa Minima Comune.

Si tratta di un provvedimento che riprende in realtà qualcosa che già l’Ocse aveva provato a inserire ma che dal suo annuncio nel 2021 non è mai davvero entrata in vigore. La tassa pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE è la direttiva 2523 del 2022 ed ha lo scopo principale di far iniziare a pagare tasse in Europa soprattutto a quei grandi gruppi del settore tecnologico che finora erano sfuggiti alle maglie del fisco europeo.

La tassa per le Big Tech nell’Unione Europea?

Un chiarimento risulta molto importante. La tassa minima per le multinazionali non sostituisce la famosa Web Tax, che sempre l’UE sta cercando di implementare e che ha portato a molti attriti e problemi con gli USA per gli scatti in avanti che alcuni Paesi, tra cui proprio l’Italia, avevano provato a fare. Per quella tassa, che comunque l’UE ritiene legittima, si è però deciso di attendere che l’Ocse si doti in un impianto normativo a riguardo.

La tassa minima comunitaria è cosa diversa, sembra. Nella volontà dell’UE si tratta di una tassa minima per le multinazionali che fatturano nei Paesi UE, imponendo un minimo di tassazione ovunque ed eliminando così di fatto i cosiddetti paradisi fiscali, ovvero quei Paesi che per loro regime fiscale hanno agevolazioni molto importanti per le aziende. Il percorso è lungo e gli Stati avranno tempo per tutto il 2023 per ratificare la direttiva europea imponendo una tassazione minima fissata al 15% per tutti. O quasi.

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Nella direttiva è infatti prevista una eccezione in cui rientrano diverse realtà. Sono per esempio escluse le start-up, chi opera nei trasaporti marittimi e i mercati molto piccoli. Ma se le start-up multinazionali hanno un periodo cuscinetto di cinque anni e il traffico marittimo è stato escluso perchè trattasi di mercato altamente incostante, per i micromercati è stata introdotta la soglia del milione di reddito o di 10 milioni di fatturato. La tassa minima si applica invece a tutte le società multinazionali che hanno registrato un fatturato globale di almeno 750 milioni di euro almeno due volte nell’arco di quattro anni

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