Calcio in lutto: Pelè, fu un allenatore italiano a scoprire lo sportivo

La morte di Pelé, il numero 10 di tutti i numeri 10, sta sconvolgendo il mondo del calcio e c’è una storia tutta italiana che si lega alle origini di questa leggenda

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Pelè (foto instagram – italnews24.it)

La vita di quello che è stato poi ribattezzato O Rei, il re, è degna di un film e infatti il modo in cui Pelè è arrivato sul tetto del mondo è stato oggetto di almeno una pellicola. Celebre la sua partecipazione a Fuga per la vittoria, in cui interpretò per John Huston il soldato Luis Fernandez. Ma è più indietro nel tempo che occorre andare per trovare un contributo che forse pochi ricorderanno alla scalata al trono del più grande giocatore di calcio di tutti i tempi.

Un talento come quello di Pelé è qualcosa che capita di vedere forse una volta nell’arco della propria esistenza ed è quello che deve aver pensato Giuseppe Ottina, classe 1912 che arrivò in Brasile quando il talento di Pelé stava appena emergendo. O Rei deve anche all’intervento di Ottina la sua storia e oggi che ci lascia è giusto ricordare questo evento.

Quando Pelé faceva solo il raccattapalle

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Pelè (foto instagram – italnews24.it)

La storia di O Rei comincia e si sviluppa lì dove Pelè era nato: in Brasile. A 14 anni era già entrato nella squadra del Santos ma con un ruolo estremamente marginale. Il ragazzo faceva infatti il raccattapalle ma si divertiva da matti con i palloni appena fuori dalla linea di fine campo. Nessuno però sembrava dare peso a quello che questo ragazzino riusciva a far fare al pallone fino a quando arrivò ad allenare la squadra del Santos proprio Giuseppe Ottina.

La storia di Ottina è la storia di un uomo che ha rischiato di morire durante la Seconda Guerra Mondiale, in una prigione inglese dove invece scoprì e cominciò ad amare il calcio. In un gioco di coincidenze, esattamente come Ottina era finito per caso in quel campo di prigionia inglese e per caso non era morto e anzi ne era uscito con una conoscenza profonda del pallone, un’altra coincidenza portò l’allenatore italiano sulla panchina del Santos nel 1954 dopo essere emigrato in Brasile e aver dato sfoggio di ciò che aveva imparato in tutte le squadre che allenava.

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Fu proprio forse il suo occhio e la mente molto aperta a far sì che Ottina si accorse di quel ragazzino di 14 anni che a bordo campo faceva magie. Riuscì quindi a farlo ingaggiare dalla squadra anche se poi le loro strade si divisero per sempre. La squadra del Santos allenata da Ottina infilò infatti alcune sconfitte clamorose e l’allenatore fu esonerato. Ma il debito di Pelé con il suo scopritore rimase scolpito a vita nel cuore del calciatore brasiliano che nel 1961, quando la sua squadra del Santos arrivò in Piemonte per una tournée italiana, incontrò l’allenatore e come gesto di riconoscenza infinita gli regalò biglietti gratuiti per tutte le partite che la sua squadra avrebbe fatto in Italia. Da parte sua Ottina accolse il fenomeno brasiliano mettendosi a sua disposizione e facendogli scoprire le bellezze di Torino come interprete.

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