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Pensioni 2023, ancora complicazioni: chi sarà svantaggiato

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Valeria Poropat

Il tema delle pensioni nella Manovra per il 2023 è uno dei più caldi. Ecco tutto quello che c’è da sapere prima di decidere se lasciare o meno il posto di lavoro. Perchè potrebbe essere molto controproducente

Pensioni (foto Pexels)

Non c’è solo il problema di trovare la quadra tra chi nella maggioranza vuole arrivare a una pensione minima da 600 euro e chi invece dichiara che i fondi per non ci sono. Anche tutto l’impianto delle pensioni con le varie opzioni a disposizioni per chi potrebbe avere i requisiti rischia di penalizzare i pensionandi e le pensionande.

Il problema è sempre quello di riuscire a neutralizzare la Legge Fornero che ha segnato per molti lavoratori e molte lavoratrici un allungamento del periodo di lavoro percepito come ingiusto da tanti. Ed è per questo che, per esempio, il Governo Draghi aveva ideato Quota 102 con un successo discreto anche se non plebiscitario. Ora al suo posto arriverà Quota 103 e altre modifiche sono previste ad Opzione Donna e all’APE sociale. Conviene andare in pensione ora? La domanda è lecita.

Pensioni 2023, a chi conviene davvero smettere di lavorare?

Prima di passare a quella che dovrebbe essere la pèarte di Legge di Bilancio 2023 da dedicare alle pensioni occorre chiarire, come fa Marina Calderone, Ministra del Lavoro, che la manovra è ancora in Parlamento ed è perfettibile. Qualcosa che anche la Presidente Meloni ha ribadito più volte. Ci sono infatti alcuni nodi da sciogliere e anche i dubbi di costituzionalità portati dalle opposizioni in particolare per i requisiti di Opzione Donna.

Per le donne, infatti, ci sarebbe la possibiliotà di andare in pensione a 58 anni a patto di avere almeno due figli o a 59 in caso di un unico figlio. Ma si tratterebbe comunque di una possibilità limitata ad alcune categorie specifiche di lavoratrici tra cui invalide ad almeno il 75%, caregiver e licenziate. mma ci sono voci contrastanti su questo scivolo destinato solo alle donne.

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Per l’APE sociale, che secondo CGIL sarà usata solo da 25 mila lavoratori (meno della metà diquanti previsti dal Governo) si parla invece di 63 anni di età e almeno 36 di contributi, o 30 per i disoccupati, gli invalidi e per i caregiver. Ma oltre ai requisiti ci sono anche alcuni paletti per quello che riguarda il cedolino che si riceverà nel caso si scelgano Opzione Donna, Quota 103 o l’APe sociale. La pensione di chi deciderà di abbandonare il lavoro con questi scivoli potrà infatti percepire solo fino a 5 volte l’assegno minimo calcolato da Inps.

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Valeria Poropat