Tra i molti provvedimenti che si trovano all’interno della Legge di Bilancio prevista per l’anno 2023 c’è un rischio fondato per moltissimi percettori del cosiddetto Reddito di Cittadinanza
Fin dalla campagna elettorale è risultato molto evidente come per la coalizione di centrodestra uno degli interventi da fare assolutamente fosse quello sul Reddito di Cittadinanza per trasformarlo in una misura a sostegno solo di chi non può effettivamente lavorare togliendolo a chi è invece considerato occupabile.
Su questo tema molto delicato si sono avute diverse dichiarazioni ma un problema potrebbe presentarsi proprio per il modo in cui la Legge di Bilancio, e quindi anche nella parte che riguarda la rivisitazione del reddito di cittadinanza, è stata scritta dai legislatori.
Legge di Bilancio 2023, dove sono finiti gli occupabili?
Da più fonti ufficiali era stato chiarito come il Reddito di Cittadinanza, che era nato con le migliori intenzioni ma si era poi trasformato in un sussidio percepito da diverse parti politiche come un sussidio destinato a chi non ha voglia di lavorare piuttosto che a chi non può, sarebbe stato rimodulato in modo tale da essere tolto a quei soggetti con alcuni requisiti specifici. E questi requisiti specifici sarebbero stati requisiti che li avrebbero inseriti in una cosiddetta categoria di persone potenzialmente occupabili.
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Ma, andando a leggere nello specifico il paragrafo che riguarda proprio il Reddito di Cittadinanza si legge che vengono salvati solo quei nuclei familiari in cui sono presenti persone disabili, minori o ultrasessantenni. E non c’è quindi nessun riferimento al fatto che chi percepisce il Reddito di Cittadinanza sia nelle condizioni di poter lavorare. Come pure manca il riferimento a quei soggetti che percepiscono il Reddito di Cittadinanza perché hanno un reddito da lavoro molto basso ma che stanno seguendo corsi di formazione per poter migliorare la propria posizione lavorativa e sociale.
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Nel modo in cui risulta ad oggi scritta la Legge di Bilancio, o meglio in base alle bozze che circolano al momento, ci sarebbe solo la distinzione in base alla formazione del nucleo familiare e non alla casistica specifica di chi percepisce il reddito, con il rischio quindi di andarlo a togliere a chi lo utilizza come sostegno mentre si prepara a rientrare nel mondo del lavoro e magari, paradossalmente, lasciarla a quei soggetti che hanno invece deciso di accontentarsi di ciò che lo Stato elargisce. Che sarebbero poi proprio quelle tipologie di percettori del Reddito di Cittadinanza contro cui la coalizione di centro-destra voleva scagliarsi per togliere il sussidio.