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‘Dice’, pro e contro dell’app per per acquistare i biglietti dei concerti

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Valeria Poropat

Dice è una app che, nata per aiutare a comprare biglietti di concerti ed eventi musicali, è diventato qualcosa di molto più grande e forse anche di molto pericoloso per tutto il mondo della musica

concerto (foto Pexels)

Con la pandemia moltissimi hanno dovuto abbandonare per un po’ il proprio passatempo preferito: andare ai concerti e alle serate nei locali per ascoltare un po’ di musica dal vivo. Ma ora che sembra tutto o quasi tornato alla normalità anche in Italia, come in altri Paesi europei e non solo, si sta tornando nelle sale concerto e negli stadi. E si ripropone il problema dei biglietti.

Qui entra in scena allora Dice, app di orgine inglese, con cui è possibile prenotare i biglietti di concerti in pochi minuti. Ma non solo. Ed è questo non solo che sta facendo preoccupare buona parte del mondo della musica. Perchè i servizi offerti da Dice sono sì innovativi ma fanno affidamento su un algoritmo che rischia di ridurre tutt ala musica globale a una manciata di pezzi in heavy rotation in tutto il globo.

Dice scoraggia il bagarinaggio ma affossa l’indie?

Dice (foto App Store Google)

Un aspetto molto positivo dell’app inglese per andare ai concerti è il sistema con cui i biglietti vengono prenotati. Una volta scelto l’evento e prenotato il proprio posto si riceve infatti un codice QR che però, a differenza di un biglietto cartaceo o di un’altra prenotazione, è inutile finchè non è attivato. L’attivazione avviene a due ore dall’evento cui si vuole andare e in questo modo risulta molto più difficile, se non impossibile, acquistare in blocco i biglietti e fare bagarinaggio, una vera piaga degli eventi musicali.

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Il sistema dei biglietti che si attivano a tempo è utile anche per chi cerca invece un posto anche se l’evento è tutto esaurito. Su Dice si può infatti creare una coda virtuale per ricevere una notifica nel caso qualcuno rinunci al proprio posto e acquistare così il biglietto senza alcun sovrapprezzo illegale. C’è poi la funzione che propone musica in base ai prori ascolti e una vetrina che può mostrare eventi di tutto il mondo.

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Sembra quindi una app destimnata ad aiutare anche gli artisti emergenti oltre che gli organizzatori di eventi. Ma c’è un problema: Dice infatti consiglia musica in base a ciò che tutti i suoi utenti ascoltano. Questo sistema che si basa su un algoritmo raccoglie quindi le preferenze di moltissimi utenti e c’è di conseguenza il rischio che la musica consigliata diventi la stessa per tutti.

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