Bisognerebbe evitare di cenare troppo tardi: uno studio dimostra gli effetti negativi che si potrebbero avere sul metabolismo
Mangiare poco prima di andare a dormire non è un’ abitudine sana, anzi. Uno studio del Brigham and women’s Hospital dimostra le conseguenze negative di questa pratica sbagliata, mangiare tardi infatti aumenta la fame, diminuisce le calorie bruciate e fa aumentare il tessuto adiposo. La ricercatrice Nina Vujovic nel programma di crono biologia medica dichiara che in questo studio si sono chiesti se l’orario in cui mangiamo è così importante.
La risposta a questa domanda è arrivata dai dati finali di un esperimento condotto su 16 pazienti, questi hanno confermato i loro dubbi e chiarito gli aspetti ancora oscuri. Ritardare di quattro ore l’assunzione dei cibi, infatti, secondo gli studi che hanno condotto è molto rischioso, si determinerebbe una grande differenza tra ”i nostri livelli di fame, il modo in cui bruciamo calorie dopo aver mangiato e il modo in cui immagazziniamo il grasso”.
Ecco cosa dimostra lo studio condotto da parte del Brigham and women’s Hospital sui sedici pazienti
Per questo studio sono stati osservati 16 pazienti il cui indice di massa corporea rientrava tra il sovrappeso o l’obesità. Lo studio è stato diviso secondo due protocolli di laboratorio che ogni partecipante ha dovuto completare. Prima dell’inizio della compilazione delle schede riguardanti i test di laboratorio, i pazienti per tre settimane avevano mantenuto orari fissi per quanto riguarda gli il sonno. Ciascun protocollo comprendeva gli stessi pasti, uno aveva un programma di pasti anticipati, l’altro invece prevedeva i pasti programmati dopo quattro ore rispetto all’ orario consueto.
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Ogni paziente aveva documentato i propri cambiamenti, si era sottoposto a prelievi di sangue, misurato regolarmente la temperatura e il dispendio energetico. I risultati emersi da questo esperimento hanno evidenziato che c’erano effetti importanti sul senso della fame e sull’appetito di ognuno di loro. Nello specifico i livelli dell’ormone leptina, ormone che regola la sazietà, erano diminuiti nelle 24 ore successive all’alimentazione ritardata rispetto alle condizioni dell’alimentazione in orari normali.
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Nei pazienti che avevano ritardato i loro pasti si era generato un notevole rallentamento nel bruciare le calorie. “Questo studio mostra l’impatto del consumo tardivo rispetto a quello precoce. In definitiva abbiamo isolato questi effetti controllando variabili confondenti come l’apporto calorico, l’attività fisica, il sonno e l’esposizione alla luce che, nella vita reale, molti di questi fattori possono essere essi stessi influenzati dall’orario dei pasti” ha dichiarato il direttore del programma.